Il Mext Undergraduate Program

Non sono brava con le introduzioni, per cui vado dritta al punto.

Che cos’è il Mext Undergraduate Program?

In estrema sintesi, è l’opportunità di vivere in Giappone per cinque anni, conseguire una laurea in un’università giapponese senza pagare tasse universitarie e ricevendo una borsa di studio sotto forma di stipendio mensile.

Sembra troppo bello per essere vero, ma sì, una simile opportunità in questo mondo arido e affamato di denaro esiste, e credo si tratti di un programma unico da parecchi punti di vista, non soltanto da quello economico. Ricevere per cinque anni un dignitoso stipendio mensile e poter frequentare un’università straniera senza pagare nessuna tassa è effettivamente un’opportunità straordinaria, ma anche piuttosto difficile da ottenere (e portare a termine).

Ma non perderti d’animo, perchè se ci sono riuscita io ce la puoi fare anche tu 🙂

Il MEXT Undergraduate Program è stato reso disponibile per studenti di nazionalità italiana solo a partire dal 2016. Mentre candidati di altri paesi hanno potuto fare affidamento su una collaudata rete di aiuto collettivo e ricevere preziose informazioni dai loro senpai, io, catapultata in un paese in cui non ero mai stata e in una situazione  del tutto nuova, ho dovuto arrangiarmi da sola, talvolta facendo errori che avrei voluto evitare.

Con questo blog intendo offrire a menti più giovani e più intelligenti di me un resoconto della mia esperienza, nella speranza di poter offrire consigli utili.

Ovvero, spiegare quello che IO avrei voluto sapere prima di venire in Giappone.

Ma andiamo in ordine…

…Prima di tutto, cos’è il MEXT?

Il MEXT (Ministry of Education, Culture, Sports, Science and Technology/ Monbukagakushō/文部科学省) è il ministero dell’educazione giapponese, che regola anche gli scambi culturali con l’estero. A partire dal 1954, questo ministero ha iniziato a creare una serie di borse di studio per studenti stranieri, con il dichiarato scopo di favorire una migliore comprensione reciproca e facilitare gli scambi culturali tra il Giappone e vari paesi del mondo.

Attualmente esistono più programmi che variano per durata e obiettivi, ma per la maggior parte vi è in comune il fatto che il governo giapponese eroga una borsa di studio ai candidati selezionati.

La denominazione ufficiale di questi candidati è kokuhiryūgakusei/国費留学生, ovvero studenti internazionali sovvenzionati dal governo giapponese.

Si tratta di un nome conciso e altisonante, che detto in pubblico farà subito trapelare il fatto di essere un odioso parassita che vive consumando le tasse degli onesti cittadini nipponici.

Quali  borse di studio offre il MEXT?

Riporto alcuni tipi di borse di studio disponibili, dividendole in base alle categorie di studenti accettate. Forse un giorno le tradurrò in italiano, ma oggi non ho voglia.

  • 教員研修留学生                          Teacher training students
  • 高等専門学校留学生                   College of technology students
  • 専修学校留学生                           Special training college students
  • 研究留学生                                   Research students: borsa di studio biennale riservata a studenti già in possesso di laurea triennale.
  • 日本語・日本文化研修留学生        Japanese studies students (Anche conosciuto come “J Program”): Borsa di studio annuale riservata a studenti iscritti in un corso triennale di lingua e cultura giapponese.

E infine,

  • 学部留学生                    Undergraduate university students

Conosciuto come Undergraduate (U) Program. Borsa di studio quinquennale. Tema di questo blog e presumibilmente motivo per cui stai leggendo questa pagina.

In cosa consiste l’Undergraduate Program?

L’argomento è piuttosto vasto, per cui ho deciso di coprirlo in più post.

In questo post tratto del procedimento per ottenere la borsa di studio.

In questo fornisco informazioni relative al primo anno di permanenza in Giappone.

In questo fornisco informazioni relative al secondo anno di permanenza in Giappone in poi (work in progress!)

Esame Mext Undergraduate: F.A.Q. time!

Dopo svariati mesi, eccomi di nuovo! Mi scuso per l’assenza prolungata. Purtroppo si è trattato di un semestre impegnativo. Ma ora che è finito, ho in programma di scrivere il prima possibile un post dettagliato sul mio primo anno di studio all’università di Osaka.

Nel frattempo, ho ricevuto alcuni commenti e messaggi da parte di persone interessate alla borsa di studio Mext Undergraduate. La maggior parte riguardano l’esame di ammissione, di cui ho parlato anche in questo articolo. Oltre a rispondere individualmente, ho pensato di rispondere pubblicamente alle domande più frequenti in un unico post.

Q1. Io non so il giapponese! Posso comunque ottenere la borsa di studio?

Risposta breve: Sì, è possibile.

Risposta lunga: Come spiego in maggior dettaglio anche qui, conoscere la lingua giapponese non è un requisito obbligatorio al momento dell’esame (ovvero, è possibile ottenere la borsa di studio pur consegnando l’esame di giapponese in bianco).

Bisogna però fare delle considerazioni. All’esame, conta la distinzione tra gli studenti che vogliono perseguire le scienze umane (文系) o quelle naturali (理系, o STEM se vi piacciono gli acronimi inglesi). Per le scienze naturali non sono necessariamente richieste abilità linguistiche sopraffine, perchè contano di più le materie scientifiche. Una certa percentuale dei miei compagni STEM è arrivata in Giappone senza sapere la lingua. In altre parole, se siete molto portati per le materie scientifiche, ma al momento non riuscire a pronunciare la parola konnichiwa senza sputarvi in un occhio da soli, non vi dovete disperare. (O forse sì, se questa curiosa condizione persiste). Se non sapete il giapponese, però, assicuratevi di sapere l’inglese! Anche se vi prendessero, in Giappone non riuscireste a parlare con nessuno…

Il discorso cambia per gli studenti orientati verso le scienze umane. E’ facile capire che per facoltà quali filosofia, sociologia o lettere è necessario avere una consistente padronanza del linguaggio, e il livello di giapponese che si ha al momento dell’esame è importante. Tuttavia, ci sono eccezioni anche in questo caso. Uno dei miei compagni è stato selezionato per le scienze umane senza aver mai studiato il giapponese (suppongo abbia compensato col fatto di essere un genio in matematica). Quindi, a prescindere dagli studi che volete intraprendere, esiste la possibilità di passare l’esame senza sapere il giapponese.

Disclaimer: Anche se sapere il giapponese non è un requisito indispensabile, è buona cosa studiarlo un po’ prima dell’esame (se si tratta di un’impresa fisicamente possibile senza compromettere lo studio per la maturità). Ci sono ottime applicazioni per smartphone con cui imparare hiragana e katakana (il primissimo step necessario), dopodichè potete iniziare ad esercitarvi per il livello N5 del JLPT  (il livello più elementare). Imparare un po’ di grammatica basilare vi sarà sicuramente d’aiuto all’esame.  Notate anche che il sito dell’Ambasciata consiglia caldamente di studiare la lingua giapponese prima dell’esame.

Q2. Quante persone sosterranno l’esame? A quante bambole voodoo dovrò dare fuoco e lanciare da una scogliera la notte prima dell’esa Con quanti altri studenti dovrò amichevolmente competere?

Risposta breve: Non lo so, e non credo sia molto fruttuoso rimuginarci sopra.

Risposta lunga: A quanto ne so, non c’è un limite al numero degli esaminandi che vengono accettati ogni anno. Non è nemmeno chiaramente specificato quanti studenti verranno infine selezionati, per quanto si tratti sempre di una percentuale molto ristretta del numero di partenza. Non ha molto senso che io vi dica esattamente quanti esaminandi c’erano al primo anno, perchè non c’è nessuna garanzia che al vostro turno il numero sia più o meno lo stesso. (Oltretutto, non ho contato con precisione il suddetto numero. Ero talmente agitata il giorno dell’esame che avrebbero potuto esserci dei marziani al mio fianco e io non me ne sarei accorta.) Posso però dire che, nel mio caso, si trattava di un numero molto inferiore a quello di altri paesi dove la borsa Mext Undergraduate è molto più conosciuta e ambita che in Italia.

Bisogna chiarire un punto: a differenza della maturità italiana, l’esame Mext Undergraduate non prevede un “punteggio minimo”, superato il quale si passa automaticamente e a prescindere dalla performance altrui. In linea di massima, passa chi se la cava meglio all’esame. Ne consegue che non è solo una questione di numeri ma anche e soprattutto di qualità della propria performance in relazione a quella altrui.

Detto questo, non vi sarà di nessun aiuto precipitare in una spirale di oscuro panico ossessionandovi con previsioni su quanto più brave e splendenti di voi saranno un numero x di persone che non avete mai visto in vita vostra, come ho fatto io. Ma d’altro canto, non vi farà bene nemmeno incoronarvi da soli i migliori geni dell’universo e non aprire libro. Se accettate un consiglio, smettete all’istante di pensare alla concorrenza, e immaginate di competere soltanto con la migliore possibile versione di voi stessi. Ovvero quella persona che non si fa del male da sola indulgendo in ansie o previsioni non verificabili, ma usa le sue energie per studiare al meglio delle sue capacità. Fine pubblicità progresso.

Q3. Sono bravo/a nella materia X, ma non mi sento fiducioso/a nella materia Y. Credi che io possa passare?

Risposta breve: Non lo so, ma vale assolutamente la pena di provare!

Risposta lunga: Il Mext non fornisce esatte spiegazioni sulle ragioni per cui un dato esaminando viene preferito ad un altro. In certi paesi, agli studenti viene comunicato il punteggio dell’esame, quindi suppongo ci si possa fare un’idea, ma comunque il giudizio finale è a discrezione del Mext e non sindacabile. Purtroppo non posso essere il vostro oracolo nemmeno su questa questione.

Tuttavia, sono convinta che per ognuno valga la pena di provare. Certo, non si tratta di un procedimento facilissimo; anche solo raccogliere tutte i documenti necessari e recarsi a Roma (per chi vive lontano) può essere tedioso. Ma ne vale la pena. O quantomeno, credo sia meglio del rimpianto di non avere nemmeno provato. E’ il genere di opportunità che può cambiarvi la vita!

Q4. Cosa devo studiare per l’esame? Come mi devo preparare? COS’HAI STUDIATO TU??

Qui non esiste una risposta breve…

Le materie da studiare dipendono in primo luogo dall’iniziale distinzione tra scienze umane (文系) e naturali (理系/STEM). C’è un’ulteriore sottodivisione interna alle scienze umane (A e B), dove B indica “economia&business administration” e A indica “tutto ciò che non è B”. C’è anche un’altra suddivisione interna alle scienze umane (A, B, C).

A ogni distinzione corrispondono materie diverse al momento dell’esame, motivo per cui io posso offrire la mia esperienza solo per l’esame di scienze umane A.

Potete verificare tutto leggendo attentamente le Application Guidelines sul sito dell’Ambasciata. Ci sono anche dei link ad alcune prove d’esame degli scorsi anni.

Non esistono guidelines dettagliate o elenchi ufficiali di argomenti da studiare, per cui il tutto ricade sotto l’implicita, vaga e ansiogena indicazione secondo cui “più sai, meglio è”.

Tra parentesi, se per caso fosse tra i vostri interessi, psicologia è inclusa nelle scienze umane. Questo è il motivo per cui io sono stata accettata come studentessa di scienze umane, per quanto la facoltà in cui mi sono iscritta alla fine (pur chiamandosi letteralmente “scienze umane”) sia di fatto un miscuglio di scienze sia umane che naturali, che spazia dalle neuroscienze alla filosofia. (Contorto, me ne rendo conto.)

Io ho sostenuto tre esami scritti: inglese, giapponese, matematica A.

Inglese: non ho studiato nulla per quell’esame, perchè ho ricevuto una buona preparazione alle superiori e sentivo di dovermi concentrare sugli altri due. Se non ricordo male copriva argomenti grammaticali che si fanno tranquillamente nelle scuole superiori italiane, e personalmente non mi è sembrato troppo difficile.

Giapponese: sono arrivata all’esame con con un livello N3 avanzato (ma inferiore all’N2), dopo 4 trimestri trascorsi a studiare giapponese all’università. Quindi alle mie spalle avevo un periodo di studio per vari esami universitari, oltre a quello individuale per passare il JLPT. Consiglio a tutti coloro che vogliono prepararsi per l’esame di giapponese (e in generale, di studiare questa lingua) di procedere seguendo i vari livelli del JLPT. Esistono moltissimi libri di testo, e credo che siano una guida molto solida specialmente per chi impara da solo. Considerate che molti insegnanti in Giappone seguono pari passo quei testi, e che il JLPT è praticamente l’unica certificazione linguistica per la lingua giapponese, usata sia in accademia e nel mondo del lavoro. Se se siete veramente interessati a imparare il giapponese, vi tornerà sicuramente utile aver studiato in questo modo.

Per imparare kanji e vocabolario, consiglio l’uso del sofware Anki (che mi ha salvato la vita l’anno scorso, è ottimo per memorizzare tante informazioni in poco tempo) e il sito KanjiDamage (mi piace molto il suo approccio irriverente e efficace allo studio dei kanji).

Matematica A: questa prova è stata di gran lunga la più difficile per me. Io provengo da un liceo scientifico, ma dopo una pausa di quasi due anni senza prendere in mano nulla, una buona parte di tutto quello che avevo imparato era svanita dal mio cervello. Ho quindi ristudiato tutto il programma delle superiori, e cercato di approfondire argomenti usciti nelle prove passate che però io non avevo mai visto. Ho la netta sensazione che in Giappone (nonostante le superiori durino un anno in meno rispetto a quelle italiane) si studi matematica con un rigore e una ferocia sconosciuta nei licei scientifici italiani. Ho constatato che molti dei miei compagni giapponesi, per essere ammessi all’università, hanno dovuto studiare approfonditamente argomenti che io non ho mai visto -nè avrei mai voluto vedere- nei miei 5 anni di liceo scientifico.

(In compenso, riuscire a parlare in un inglese più o meno passabile- cosa che credo sia abbastanza normale al giorno d’oggi per un maturando italiano- è un’abilità rara e invidiata in Giappone).

Questa è stata la mia esperienza per le prove scritte. Come vedete, i preparativi cambiano molto a seconda delle scelte e necessità personali dell’esaminando, ed è possibilissimo che ci siano reazioni molto diverse allo stesso esame.

Se avete già dato un’occhiata alle prove passate, probabilmente avete constatato che alcune tendono ad essere molto difficili. Ricordo molto bene la mia angoscia verso certi problemi di matematica. Tuttavia, per quanto sia necessario cercare di risolvere più esercizi possibili, non è che si debba per forza saper fare tutto quanto al 100% per passare. Come forse avrete intuito, io non ho brillato in matematica…

Non resta che studiare con impegno, ma senza disperazione.

Un’ultima avvertenza: agli esaminandi viene anche richiesto di inviare dei documenti che attestino il proprio rendimento scolastico degli ultimi tre anni (pagelle e lettere di raccomandazione da parte dei propri professori). Anche in questo caso, però, non si sa bene quanto contino nella valutazione finale.

Credo che questo riassuma le domande che ho ricevuto più spesso finora. Se ne salteranno fuori altre, aggiornerò questo post. Mi rendo conto di non essere stata molto utile, dal momento che non ho gli strumenti per rispondere alla maggior parte delle domande. Per riguadagnare il vostro affetto, eccovi la foto di un carlino, rigorosamente royalty-free.

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Se vi interessa chiedere qualcos’altro, non esitate a farmelo sapere con un commento o un messaggio. Ho deciso di iniziare a condividere i miei post sul mio finora quasi inutilizzato account Twitter , quindi potete seguirmi per ricevere notizie sui prossimi articoli!

Il campus di Minoh

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Rappresentazione grafica degli effetti psicologici di un anno di studio nel campus di Minoh, Osaka
Se non hai idea di cosa sto parlando, ecco la pagina che lo spiega.

Una delle due possibili destinazioni per l’anno preparatorio in Giappone è il CJLC, il centro per l’insegnamento della cultura e della lingua giapponese dell’università di Osaka.

L’università di Osaka dispone di 3 campus: Toyonaka, Suita e Minoh. I primi due sono piuttosto grandi e forniti di una serie interessante di comodità. Il terzo, Minoh, è piuttosto piccolo e situato in posizione isolata, sulle pendici di un territorio montuoso a nord della città di Osaka, a circa un’ora di distanza dalla stazione di Umeda. Il CJLC, per immensa fortuna di molti studenti internazionali, è collocato proprio a Minoh.

Essendo una zona puramente residenziale, nelle immediate vicinanze non c’è quasi nulla. A 10-15 minuti di cammino dal dormitorio degli studenti stranieri c’è la stazione di Saito-Nishi, una solitaria propaggine della Osaka Monorail. La monorotaia è molto comoda per lasciare Minoh quando si ha fretta, ma ha il difetto di essere piuttosto costosa. In alternativa, ci sono i meno veloci ma molto più economici autobus.

Vicino alla stazione di Saito-Nishi ci sono un supermercato, un negozio “tutto a cento yen” (luogo meraviglioso e salvezza di ogni studente) un drugstore (ma non una vera e propria farmacia), dei minuscoli negozietti di abbigliamento o oggetti per la casa in cui non ho mai messo piede, un ufficio postale, una sorta di pasticceria chiamata Rikuro Ojisan (da evitare la disgustosa cheese-cake, il resto è soddisfacente e a prezzi contenuti), e due konbini (convenience store, estremamente comodi e aperti 24/7). Una novità di cui io non ho potuto usufruire ma di cui spero i miei kōhai facciano ampio uso è un supermercato chiamato Kosumosu,che ha aperto recentemente ed è molto economico.

A Minoh troverete il minimo necessario per sopravvivere, e praticamente nient’altro. Se detestate la città e vi piacciono i luoghi estremamente tranquilli, potrebbe piacervi. Di per sè non è un brutto posto: è soltanto in una posizione piuttosto isolata dal resto del mondo, e non offre alcuno svago che possa distogliere anche solo brevemente dallo studio. Questo a lungo termine può causare un senso di alienazione ed è uno dei fattori per cui l’anno preparatorio al CJLC è piuttosto duro.

Per orientarsi appena arrivati, può essere utile consultare la mappa del campus sul sito dell’università. In ogni caso, ecco una versione con delle annotazioni fatte malamente con Paint.

キャプチャ

E’ difficile capirlo dalla mappa, ma il campus è davvero piccolino e lo si può percorrere da un capo all’altro a piedi in circa quindici minuti. I dormitori degli studenti stranieri e l’edificio dove si tengono le lezioni di lingua e cultura giapponese sono vicinissimi (un minuto e mezzo a piedi). Questo forse è il punto di forza del campus di Minoh: non dover sprecare tempo per recarsi in classe è una manna dal cielo considerando il fatto che il tempo è una risorsa molto preziosa per gli studenti dell’U Program.

Un altro vantaggio non indifferente sono i dormitori riservati agli studenti internazionali, che sono di gran lunga migliori rispetto a quelli riservati ai giapponesi. In particolare le ragazze si ritengano fortunate, perchè disporranno di camere singole con bagno e doccia privata; i ragazzi invece dovranno accontentarsi di stanze singole con bagni e docce in comune. Per le ragazze, sappiate che i bagni sono piccoli e non c’è una vera divisione tra la doccia e il resto, quindi consiglio l’acquisto di una tendina di plastica. Inoltre, dato che in Giappone la muffa si forma facilmente, fate molta attenzione a tenere il bagno pulito, asciugarlo per bene dopo aver fatto la doccia e a tenerlo areato.

※Il campus di Minoh è immerso nel verde e i dormitori sono spesso visitati da questi esseri raccapriccianti (non cliccate se siete entomofobici). Si chiamano ムカデ (mukade). Alcune varietà si limitano a zampettare in giro, altre persino mordono. Fate uso accurato della zanzariera, che impedirà che intrino dalla finestra, e tappate le fessure della porta in qualche modo. Senza queste precauzioni, potreste trovare uno di questi abomini in camera vostra a notte fonda. Se questo succede, dovrete urlare a pieni polmoni, dargli la caccia e lanciarlo fuori dalla finestra, disinfettare ogni centimetro di stanza in cui si è manifestata la sua immonda presenza, per poi rannicchiarvi in posizione fetale in un angolo e fissare il vuoto fino al sorgere del sole. No, non parlo assolutamente per esperienza personale. Oltre ai mukade, anche gli scarafaggi sono spesso problematici. Io fortunatamente non ho mai avuto incontri ravvicinati con questa specie, ma un mio compagno svedese racconta ancora con orrore di averne visto uno sgusciare fuori dall’intersezione di due muri. Consiglio una prevenzione spietata e, in caso di apparizione, una caccia ancora più spietata.

Dopo queste amenità, ecco alcune foto del mio ex dormitorio, anche queste scattate malamente.

Le camere sono piccoline ma fornite di ogni necessità: mobili, lampade, Wi-Fi, aria condizionata e riscaldamento, tende, coperte e lenzuola. Il tutto gratuito, o più esattamente incluso nell’affitto mensile del dormitorio, che ammonta a circa 200 euro (del tutto sostenibile considerando che ogni mese riceverete il triplo di questa somma, e che non ci sono bollette della luce o dell’acqua da pagare.)

Ad ogni piano dei dormitori c’è una cucina, completa di microonde, frigorifero, freezer, e un microscopico forno. In genere ci sono anche stoviglie che potete utilizzare liberamente, ma consiglio comunque di comprarsi i propri piatti al negozio tutto cento yen. Le cucine del dormitorio femminile sono abbastanza pulite, soprattutto se confrontate con quelle disgustosamente luride del dormitorio dei ragazzi. Una volta alla settimana una signora passa a ritirare la spazzatura e pulire, ma è vostra responsabilità lavare le stoviglie dopo aver cucinato e mantenere uno standard igienico rispettabile dopo il vostro passaggio. Ad ogni piano ci sono anche lavatrici e asciugatrici che potete usare gratis.

Al primo piano del dormitorio femminile c’è anche una stanza “ricreativa” con alcuni divanetti, uno scalcinato tavolo da ping pong e una televisione. Anche a questa stanza si può accedere liberamente, ma la lounge room del dormitorio maschile, che è più grande, può essere un’alternativa più piacevole. Tra parentesi, mentre le ragazze possono accedere al dormitorio maschile con la loro tessera elettromagnetica, il contrario non è ammesso.

Insomma, è un po’ come ad Hogwarts, a parte la magia e il divertimento.

Trappola per orsi: il placement test

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Prima di iniziare le lezioni, gli studenti MEXT Undergraduate sostengono un test che ha lo scopo di valutare il livello di conoscenza della lingua giapponese di ogni candidato. Il test è uguale per tutti gli studenti, a prescindere dall’appartenenza a scienze umane o naturali. A seconda del risultato, i candidati vengono divisi in un numero variabile di classi.
Questo post descrive la struttura del placement test che ho sostenuto io nell’anno 2016, le problematiche del test e i miei consigli in merito.

Le sezioni del Placement Test

Il test è diviso in 3 prove: grammatica, produzione scritta, colloquio.

La prova di grammatica prevede esercizi simili per tipologia a quelli del JLPT (a esclusione della prova di ascolto, che non è presente nel placement test del CJLC) ed è divisa in 3 parti (elementare, medio, avanzato). Viene condotta tramite computer. Se non si sa rispondere è possibile tentare la sorte oppure ammettere onestamente la verità cliccando “non lo so”.

Il test di produzione scritta consiste in due brevi temi. Agli studenti vengono comunicati i due titoli ed entro qualche giorno è necessario consegnare l’elaborato scritto a mano. Questo significa che è possibile utilizzare liberamente il dizionario e impiegare quanto tempo si vuole per scriverlo.

Il colloquio è una conversazione breve e piuttosto semplice con uno degli insegnanti.

Problematiche del test

Cose che il test permette di valutare: appartenenza (molto approssimativa) dello studente in una delle categorie “elementare, media, avanzata”, capacità di condurre una conversazione semplice, capacità di utilizzare il dizionario/internet, capacità di LEGGERE i kanji, capacità di riconoscere il significato di varie strutture grammaticali

Cose che il test NON permette di valutare: capacità di articolare discorsi complessi, capacità di SCRIVERE kanji, capacità di comporre testi correttamente e velocemente senza dizionario, capacità di UTILIZZARE strutture grammaticali (non soltanto riconoscere e comprenderle), comprensione uditiva

※Chiunque abbia studiato il giapponese per un po’ di tempo saprà che a un certo punto si crea uno sfasamento tra il numero di kanji che si riesce a leggere (e comprendere) e quelli che si riesce a scrivere, per il semplice motivo che è molto più facile memorizzare la lettura e il significato che non la scrittura. Per esempio, mentre è relativamente facile imparare che il kanji 鬱 si legge utsu e significa umore malinconico/depressione, è molto più difficile imparare a scriverlo. Nel placement test che ho affrontato io, soltanto la prima abilità viene effettivamente testata, e la seconda data per scontata. Ne consegue che una persona che sa soltanto leggere kanji  può prendere lo stesso punteggio di una persona che sa sia leggerli che scriverli. (Per inciso, questo vale sia per il placement test che per il JLPT. Nel caso del JLPT, tuttavia, questo va a favore di chi lo sostiene, mentre nel caso del placement test può avere lo stesso effetto di tirarsi una colossale mazzata sui piedi.)

Suddivisione degli studenti in base al risultato del placement test

Nel 2016, gli studenti MEXT Undergraduate smistati ad Osaka sono stati divisi in 7 classi numerate (dove 1=classe col più alto livello di giapponese, 7=livello più basso). In particolare, 6 e 7 erano le classi con un livello di giapponese virtualmente inesistente, ovvero riservate agli studenti che non avevano mai studiato giapponese prima, e che quindi partivano dalle basi (hiragana e katakana).

Ogni classe era composta di cinque studenti. Gli studenti di una data classe seguono assieme la maggior parte delle lezioni di lingua giapponese (comprensione uditiva, produzione scritta, grammatica, vocaboli, kanji). Queste lezioni sono specifiche per la classe in questione.

Qual è il problema di questo sistema?

Non mi è mai stato comunicato il punteggio che ho ottenuto al Placement Test, quindi non posso utilizzare misure specifiche, ma seguite questo mio ragionamento ipotetico.

Diciamo che il punteggio totale del test sia 100 e che in base ad esso si dividano 35 studenti in 7 classi. In un mondo ideale si avrebbe una situazione simile:

1 100, 100, 100, 100, 100
2 90, 90, 90, 90, 90
3 80, 80, 80, 80, 80
4 70, 70, 70, 70, 70
5 60, 60, 60, 60, 60
6 10, 10, 10, 10, 10
7 0, 0, 0, 0, 0

In questo caso si potrebbe ragionevolmente presumere che non ci siano disparità di livello tra gli studenti di una stessa classe.

In realtà, però, è molto probabile che si finisca per creare delle classi estremamente eterogenee, con sfasamenti anche significativi di punteggio.

1 100, 100, 100, 97, 96
2 95, 93, 91, 90,  89
3 88, 80, 79, 78, 76
4 75, 74, 73, 63, 62
5 49, 50, 52, 54, 55
6 9, 10, 11, 11, 14
7 0, 2, 3, 3, 5

Guardiamo per esempio la classe numero 4. Il punteggio più alto, il 75, è a un solo punto di distanza da quello più basso della classe numero 3, ovvero 76. Significa che le due persone che hanno ottenuto questi due punteggi padroneggiano la lingua presumibilmente allo stesso livello, eppure sono in classi diverse.

Quale dei due sarà avvantaggiato al momento di frequentare le lezioni e sostenere gli esami? Se si considera che il livello di ogni classe è calibrato sulla media del livello degli studenti, è facile capire che la persona che ha preso 75 sarà in netto vantaggio, perchè parte con un livello più alto della maggior parte dei suoi compagni. Al contrario, la persona che ha preso 76 si trova a essere svantaggiata, perchè deve adeguarsi a una classe di persone il cui livello è più alto del suo.

Questo tipo di situazione, nella mia esperienza, si è verificata in maniera piuttosto tragica. Al placement test mi ero impegnata moltissimo, pensando che sarebbe stato vantaggioso per me venire accettata in una classe leggermente superiore alle mie capacità, ma mi sono scavata la fossa da sola. Del resto, nessuno mi aveva detto come funzionavano le cose lì, e cosa sarebbe esattamente successo dopo il placement test.

Con mio orrore, nelle prime settimane ho realizzato che tra 4 dei miei compagni 3 avevano una conoscenza del giapponese estremamente più vasta della mia. Io avevo studiato la lingua all’università per due anni, e non ero mai stata in Giappone prima. Un mio compagno l’aveva studiata a scuola per un paio di anni, per poi passare un anno a Tokyo, per poi studiare per altri due anni per ottenere la borsa di studio. Un altro aveva vissuto in Giappone per tre anni. Un’altra l’aveva studiato per 5 anni alle superiori. L’altra ragazza invece aveva un livello più vicino al mio che al loro, ma avendo conoscenza della lingua cinese era molto più avvantaggiata con i kanji rispetto a tutti gli altri. Dopo due settimane, il livello della classe si è stabilizzato su quello dei tre più bravi, e io e l’altra ragazza (specialmente io) ci siamo trovate in difficoltà. Ironicamente, una delle cose che mi ha dato più problemi (specialmente fino a settembre) è stata la lezione di ascolto, dal momento che l’insegnante ha iniziato subito a proporci tracce dell’N1 , fingendo con nipponica grazia di non accorgersi del fatto che tre persone all’interno della classe le capivano e altre due chiaramente no. Per me, inizialmente di un livello intermedio tra N3 e N2, è stata un’esperienza molto stressante. Se al placement test ci fosse stata una prova di ascolto, forse un raggruppamento più equo sarebbe stato possibile. Alla fine dell’anno ho fatto presente ai miei insegnanti di questa mancanza, ma non ho idea se le cose cambieranno d’ora in poi.

Edit (2018): le cose per ora non sembrano essere cambiate molto, a giudicare dalla conversazione che ho avuto con una kouhai in stato di palese disperazione per essere stata inserita in una classe troppo difficile per il suo livello.

Anche nei casi in cui all’interno della classe il livello era omogeneo ( e quindi non sarebbe dovuto essere difficile per gli insegnanti calibrare con precisione il livello dell’insegnamento) si sono verificati incidenti strani. Per esempio, alcuni insegnanti hanno proposto testi o evidentemente troppo difficili o evidentemente troppo facili secondo il giudizio unanime della classe. Un altro motivo di confusione sono state le forti discrepanze di livello tra le varie lezioni: nel mio caso, mentre la lezione di comprensione uditiva sin dall’inizio era calibrata su un livello N1, quella di grammatica verteva su un livello N2, e quella di produzione scritta saltellava allegramente e imprevedibilmente da un N3 a un N1 hardcore.

In poche parole, cosa sto tentando di dire con tutto questo?

  • Il placement test, in particolar modo la prova di grammatica, è una prova che riesce in maniera solo approssimativa a determinare qual è l’effettivo livello degli studenti, eppure ne decide irrevocabilmente il percorso dell’intero anno prepratorio. Inoltre, capita che i risultati siano considerati in maniera altrettanto approssimativa dagli insegnanti stessi al momento di decidere il loro programma.
  • Non fate i fighi e, durante il test, ammettete onestamente di non sapere quello che non sapete. Scrivete il tema senza dizionario e senza “aiuti esterni” di alcuni tipo.
  • Se finite in una classe la cui maggior parte degli studenti ha un livello superiore alle vostre capacità, preparatevi a soffrire e a vedere automaticamente ridotte le vostre chance di finire nell’università che desiderate. Dal momento in cui venite assegnati ad una data classe, siete considerati alla pari dei vostri compagni anche se avete notevolmente meno esperienza di loro, e conta solo il punteggio finale degli esami, non il progresso rispetto alle vostre abilità iniziali. Dovrete dunque  studiare il programma “regolare”, che è di per sè estremamente impegnativo, e contemporaneamente sgobbare da soli e in fretta e in furia per colmare il dislivello rispetto agli altri- è quello che ho dovuto fare io. Specialmente all’inizio, sono capitata nella situazione di dover ridurre drasticamente le mie ore di sonno pur di stare alla pari, mentre i miei compagni più avvantaggiati si godevano di più la vita, o perlomeno dormivano a sufficienza.

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  • Cambiare classe, a quanto ne so, non è possibile. Tuttavia, se capitate in una classe troppo difficile per voi, ditelo al vostro insegnante tutor (ogni classe ne ha uno). Probabilmente nessuno farà niente al riguardo, ma quantomeno si creerà nel corpo docente una vaga percezione della vostra situazione, che altrimenti non ci sarebbe (dal momento che gli insegnanti delle diverse lezioni non sembrano comunicare o collaborare tra loro).
  • Ad ogni modo, cercate di mantenere la calma. I primi esami sono a settembre, dopo alcuni mesi di studio e un (magro) mese di vacanze estive. Se vi impegnate a fondo, anche in una situazione di palese svantaggio dovreste riuscire in qualche modo a scamparla. Ricordate la favola della lepre e della tartaruga.
  • Se non avete mai studiato giapponese e finite in una classe riservata ai principianti, non dovrete preoccuparvi di finire nella situazione in cui sono capitata io. Tuttavia, dovrete imparare il giapponese a un ritmo estremamente rapido, il che può essere altrettanto stressante, o forse anche di più.

No pain no gain: il primo anno in Giappone

Se non hai idea di cosa sto parlando, clicca qui.
Se vuoi informazioni su come ottenere la borsa di studio Mext Undergraduate, clicca qui.

Una cosa che coloro che aspirano all’U Program devono assolutamente sapere è questa: ottenere la borsa di studio NON equivale ad essere automaticamente ammessi in un’università giapponese!

I vincitori della borsa ricevono un biglietto aereo per recarsi in Giappone verso i primi di aprile. Ad aspettarli sono i sakura in fiore e un anno di studio intensivo della lingua giapponese (e svariate altre materie), al termine del quale viene valutata l’ammissione ad una data università.

In altre parole, ottenere la borsa di studio di per sè è difficile, ma non è ancora nulla in confronto a quello che vi aspetta per venire effettivamente ammessi in’università giapponese.

Ecco una serie di informazioni essenziali.

  • L’anno di studio intensivo viene condotto in uno dei due seguenti centri: Osaka University Center for Japanese language and culture (CJLC) o Tokyo University of Foreign Studies. Non si può scegliere il centro desiderato, ci si può soltanto adeguare alla destinazione che viene comunicata. Io sono capitata a Osaka, per la precisione nel campus di Minoh (ecco una descrizione del campus) per cui posso discutere in dettaglio riguardo i meccanismi del CJLC, ma non so quasi nulla riguardo alla sede di Tokyo.
  • Le lezioni iniziano a metà aprile e finiscono ai primi di marzo dell’anno successivo. Vi sono tre sessioni di esami: settembre, dicembre e marzo.
  • I candidati devono alloggiare nel dormitorio reso a disposizione dall’università. Non è possibile trasferirsi in un appartamento di propria scelta prima di essere ammessi nell’università di destinazione a partire dall’anno successivo.

※Durante il primo anno, non è permesso trovarsi un lavoro, anche se solo part-time. A partire dal secondo anno, però, è possibile sia cambiare il visto per lavorare part-time sia cercarsi un appartamento. Lo stipendio mensile è ampiamente sufficiente per vivere dignitosamente- a meno che non vogliate comprarvi uno smartphone nuovo ogni mese, potrete mettere da parte un bel po’ di soldi. Quello che vi mancherà non è il denaro, ma il tempo di studiare tutto quanto…

Honest talk time: Per me, essere umano normale con un quoziente intellettivo nella norma (una sciagurata minoranza all’interno dell’U Program, dove ci sono moltissime persone incredibilmente intelligenti e alcune, oserei dire, geniali), gli esami sono stati estremamente impegnativi. La maturità (per la quale a suo tempo avevo studiato parecchio) al confronto è stata una bazzecola, e penso che se avessi studiato alle superiori con gli stessi ritmi con cui ho studiato nell’ultimo anno, l’avrei conseguita in 3 anni anzichè 5. Non voglio spaventare nessuno, dato che la mia esperienza potrebbe essere diversa da quella dei miei futuri 後輩, ma non voglio neanche nascondere la realtà: si è trattato di un anno difficile.

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                      Much stress! Very fear! So pressure! Wow!                                    Per ragioni di copyright devo usare questa immagine, ma sapete tutti a quale meme mi riferisco…
  • Esistono due categorie all’interno del corso principale: scienze umane e scienze naturali (la categoria di appartenenza viene determinata già al momento di inviare i documenti iniziali all’ambasciata giapponese, come ho specificato qui.) Gli studenti di entrambe le categorie seguono lo stesso corso di giapponese intensivo, ma cambiano le materie aggiuntive: gli studenti di scienze umane devono sostenere esami relativi alla cultura giapponese (storia del Giappone, economia e politica giapponese, etc.) mentre gli studenti di scienze naturali seguono corsi di matematica, chimica, fisica e simili.
  • E’ possibile cambiare il corso di laurea specificato nella documentazione iniziale fino a settembre, a patto però di rimanere all’interno della propria categoria iniziale. Questo significa che se un candidato che ha ottenuto la borsa di studio in quanto studente di scienze umane, non può successivamente iscriversi a un corso di laurea che appartenga alle scienze naturali, nè viceversa.

※Esempio: se nei documenti iniziali il corso laurea prescelto era sociologia, entro settembre è possibile scegliere invece antropologia o letteratura, ma non medicina o astronomia.

※※Eccezione: economia è considerata come appartenente all’ambito delle scienze umane, ma in una posizione leggermente diversa rispetto alle altre in quanto richiede la frequenza di corsi di matematica oltre a quelli di cultura giapponese. Motivo per cui anche il passaggio da un normale corso di scienze umane (“human sciences A”) a economia (“human sciences B”) , o viceversa, non è ammesso.

  • L’ammissione all’università è determinata fondamentalmente dai voti che si ottengono durante l’anno preparatorio, nelle tre sessioni precedentemente menzionate, e da una serie di altri fattori (principalmente il numero di posti disponibili, il livello degli altri aspiranti esaminandi, il numero di assenze o ritardi alle lezioni). Chi aspira ad università di ottimo livello (in particolar modo questa e questa, e un pochino anche questa) farà meglio ad essere un genio e/o studiare fino a farsi rinsecchire i bulbi oculari se intende passare. Come nel caso dell’esame di ammissione per la stessa borsa di studio, le prove sono difficili e la concorrenza di livello elevato.
  • Gli esami più importanti sono quelli delle prime due sessioni, perchè influiscono direttamente sulla scelta dell’università. A marzo l’università di destinazione è già stata determinata, per cui l’ultima sessione serve “solo” a completare ufficialmente l’anno preparatorio: ergo, nella terza sessione ci si può permettere di non essere altrettanto brillanti.

※Esempio: Se negli esami di settembre e dicembre si ottiene un ottimo punteggio e si viene ammessi in un’università prestigiosa, nel 99% dei casi i voti degli esami di marzo contano poco. Al contrario, chi ottiene punteggi bassi nelle sessioni iniziali probabilmente non riuscirà ad entrare in un’università di livello decente, a prescindere dai risultati ottenuti nell’ultima sessione.

※※Tuttavia, è importante quantomeno passare a tutti gli esami a prescindere dalla sessione, altrimenti bye bye università e bye bye Giappone.

  • Appena arrivati in Giappone, ai primi di aprile, è necessario sostenere un test di piazzamento che serve a determinare il livello di lingua giapponese del candidato. Questo test è di importanza fondamentale perchè condizionerà l’intero percorso del candidato durante l’anno preparatorio, e (di fatto, anche se non ve lo diranno) le sue probabilità di essere ammesso all’università che desidera. Ecco un post al riguardo.
  • A dicembre, dopo la seconda sessione di esami, è necessario compilare un documento che include un elenco numerato delle sette università giapponesi in cui si vorrebbe preferibilmente iscriversi. Questo documento viene consegnato al Ministero dell’Educazione giapponese, che, in base alla performance del candidato, sceglie a quale tra le università prescelte indirizzarlo.

※La lista va compilata in ordine di preferenza: ovvero, il candidato assegnerà all’università in cui maggiormente desidera iscriversi il numero 1, a quella che boh più o meno credo che mi andrebbe bene comunque il numero 2, e così via fino al numero 7. (In realtà è possibile compilare il foglio fino al numero 23, ma è rarissimo scendere così in basso nella graduatoria, e la maggior parte dei candidati compila il documento soltanto fino all’ultima scelta obbligatoria, la settima.)

  • Ai primi di gennaio viene comunicata la decisione del MEXT, ovvero l’università alla quale il candidato è stato “indirizzato”.

ATTENZIONE: questa comunicazione NON coincide con l’ammissione all’università in questione! Il MEXT, basandosi sulla performance accademica del candidato, decide quale università tra quelle indicate gli è più “consona”, ma la scelta finale rientra nell’ambito decisionale dell’università stessa, che può anche decidere di respingere il candidato.

※※I criteri per l’ammissione definitiva variano a seconda dell’università e della facoltà. Nella maggior parte dei casi (quasi sempre se l’università non è di livello alto) l’ammissione si basa semplicemente sulla valutazione dei punteggi degli esami già svolti dal candidato da aprile a dicembre, quindi non è necessario sostenere altri esami oltre a quelli del centro preparatorio. In altri casi (come nel mio) è richiesto un colloquio, di difficoltà variabile (da conversazione piuttosto rilassata, tanto per assicurarsi che il livello di giapponese del candidato sia accettabile, a esame orale con domande spinose sul tipo di studi che si intende intraprendere). Il colloquio richiede l’acquisto di vestiti eleganti e stupidamente costosi, nonchè parecchio stress, ma è raro che in seguito ad esso un candidato venga respinto, per cui generalmente non rappresenta un grosso ostacolo. Il problema è rappresentato dalle università che richiedono, per certe facoltà, un esame scritto. Se non si supera l’esame, il candidato viene respinto, per cui è una scelta relativamente rischiosa.

※※※La comunicazione definitiva di avvenuta ammissione all’università arriva in un lasso di tempo che può variare dalla metà di febbraio alla prima metà di marzo (nel mio caso, il 13 marzo). Se il verdetto è negativo, è possibile abbandonare il programma e tornare al proprio paese o fare richiesta per un’altra università. Purtroppo, dato che al quel punto la maggior parte dei posti disponibili sono già stati occupati, spesso bisogna accontentarsi di un’università di livello (significativamente) più basso rispetto alla scelta iniziale. Ad ogni modo, il MEXT fa il possibile perchè il candidato riesca a trovare un’università “di ripiego”, per quanto a questo punto sia difficile garantire sulla qualità. Va detto che si tratta di un’occorrenza piuttosto rara e che, almeno nel mio anno, non si è verificata.

※※※※Non è possibile “ripetere” l’anno preparatorio fino ad ottenere l’ammissione nell’università desiderata, come spesso accade in Giappone (vedi il concetto di rōnin 浪人)

Tuttavia…

…se si passano tutti gli esami del centro preparatorio e si viene accettati dall’università prescelta, siete ufficialmente ammessi!

合格おめでとうございます!

Sentitevi liberi di festeggiare nei limiti della legalità e della decenza. Oppure, come ho fatto io, di intervallare lunghe dormite per recuperare tutto il sonno perso durante l’anno appena trascorso a momenti di totale sconcerto e confusione esistenziale.

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“Cosa fanno gli umani che non devono studiare kanji in ogni singolo istante di veglia?”

Direi che questi sono i punti principali. Continuerò ad aggiornare questa pagina ed espandere gli argomenti che necessitano di spiegazione in nuovi post.

 

Procedimento per ottenere la borsa di studio Mext Undergraduate

Se non hai idea di cosa sto parlando, ecco la pagina che lo spiega.

Ogni anno, un numero estremamente limitato di studenti di ogni nazione partecipante viene selezionato tramite una serie di procedure. Ecco i passaggi necessari per ottenere la borsa di studio:

A. Consegna e verifica dei documenti preliminari all’ambasciata giapponese (giugno°)

B. Esame scritto (luglio°)

C. Esame orale (luglio°)

D. Check-up medico e invio dei documenti finali in Giappone (agosto°)

E. Selezione finale (fine novembre°)

L’intero processo avviene in Italia (non si deve andare fino in Giappone per ottenere la borsa di studio!). I due esami dei punti B. e C. si tengono a Roma.

(Attenzione: i punti contrassegnati con un ° sono indicazioni temporali solo indicative, le date esatte variano di paese in paese e di anno in anno. Consulta le date precise e aggiornate sul sito dell’ambasciata).

A.Consegna e verifica dei documenti preliminari all’ambasciata giapponese

Sul sito dell’ambasciata giapponese è possibile scaricare i documenti in questione.

Oltre a informazioni di base quale nome, sesso, età etc., al candidato è richiesto di specificare quale facoltà (non università!) intende frequentare.

※Questa NON è una scelta definitiva: entro certi limiti, è possibile cambiare la propria scelta dopo l’arrivo in Giappone.

Il vero scopo di questa scelta iniziale è stabilire se lo studente è orientato verso le scienze umane (文系) o naturali (理系). La distinzione è fondamentale già a questo stadio perchè determina che tipo di materie il candidato dovrà affrontare all’esame del punto B.

B. Esame scritto

B.1. Le materie dell’esame scritto dipendono dal tipo di studi che si intende intraprendere all’università. Gli esaminandi che intendono studiare scienze umane dovranno sostenere una prova di giapponese, inglese e matematica; chi è orientato verso le scienze naturali dovrà sostenere anche chimica, fisica e simili. (Indicazioni più specifiche sono disponibili sulla pagina dell’ambasciata giapponese presente tra i link in basso.)

B.2. A differenza di esami quali la maturità italiana, l’esame scritto per questa borsa di studio non prevede un “punteggio minimo” superato il quale si passa automaticamente e a prescindere dalla performance altrui. In linea di massima, passa chi se la cava meglio all’esame. E’ questo il motivo per cui, nei paesi in cui i candidati sono tantissimi, la concorrenza è spietata ed è molto difficile passare. In certi paesi non è raro riuscire a passare dopo due (o più) tentativi.

B.3. Conoscere il giapponese non è un requisito obbligatorio al momento dell’esame (ovvero, è possibile ottenere la borsa di studio pur consegnando l’esame di giapponese in bianco).

※Avere una base di lingua giapponese, tuttavia, è un punto a favore per il candidato (specialmente nel caso delle scienze umane). Nel caso delle scienze naturali, invece, può accadere che un candidato incapace di proferire verbo in giapponese, ma brillante in matematica o fisica, venga preferito a qualcuno che conosce la lingua ma risulta mediocre nelle materie scientifiche.

※Ad ogni modo, è comunque consigliabile acquisire una minima base di giapponese prima di lasciare l’Italia, o quantomeno di sapere bene l’inglese, per comunicare con insegnanti e compagni durante i primi mesi. (Questo è un consiglio personale, non una guideline officiale). Generalmente i giapponesi non masticano troppo l’inglese, quindi preventivate di avere alcune difficoltà comunicative se andate lì senza saper spiccicare parola.

B.4. L’esame scritto viene generalmente condotto a luglio. Chi lo passa può accedere all’esame orale, che si tiene all’incirca una settimana dopo.

※※※Per ulteriori informazioni, consultate questo post, dove rispondo alle domande che mi avete inviato!

C. Esame orale

L’esame orale è fondamentalmente un colloquio per determinare motivazione e serietà del candidato, ed eventualmente il grado di conoscenza del giapponese.

I due esami (specialmente lo scritto) sono i due passaggi più difficili dell’intero processo. Una volta passati questi due, non resta che scribacchiare altri documenti, completare il check-up medico, e aspettare fino alla fine di novembre pregando intensamente una divinità a vostra scelta.

D. Check-up medico e invio dei documenti in Giappone

Dopo aver ricevuto la comunicazione di aver passato l’esame orale, ci si deve sottoporre a un check-up medico (una serie di esami del sangue e raggi X al petto, in totale se ricordo bene circa 50 euro per completare il tutto). Portato a termine anche questo passaggio, si procede all’invio dei documenti finali in Giappone.

E. Selezione finale

※※※L’invio dei documenti finali in Giappone NON coincide con l’ottenimento della borsa di studio. E’ necessario aspettare il verdetto del ministero dell’educazione giapponese, che include una mistica e incontestabile valutazione comprensiva sui documenti spediti, i punteggi dell’esame scritto e orale, e, si mormora, un antichissimo rituale tuttora usato per risolvere la maggior parte delle controversie sociali del paese.

Il verdetto (che nel mio caso è arrivato ai primi di dicembre) può essere negativo. In altre parole, è possibile essere respinti a questo ultimo stadio pur avendo passato i precedenti esami.

Se si è ancora entro i limiti di età stabiliti, tuttavia, si può ritentare l’anno successivo.

Se invece l’esito è positivo, il candidato ha ufficialmente ottenuto la borsa di studio e iniziano i preparativi per recarsi in Giappone nell’aprile dell’anno successivo.

合格おめでとうございます!これから大変になるぞ!

In questo post trovate le informazione riguardanti i preparativi per la partenza e il primo anno in Giappone.

 

Link utili

  • Pagina ufficiale dell’U Program sul sito del MEXT (lingua inglese)

http://www.mext.go.jp/a_menu/koutou/ryugaku/boshu/1346539.htm

  • Bando ufficiale dell’U Program sul sito dell’ambasciata giapponese in Italia (lingua italiana)

http://www.it.emb-japan.go.jp/italiano/Cultura%20e%20opportunita/undergraduate_students.htm

  • Delizioso blog di una ragazza di Singapore che ha ottenuto la borsa di studio nel 2012 (lingua inglese)

http://nihonjinjanai.blogspot.jp/