Dopo svariati mesi, eccomi di nuovo! Mi scuso per l’assenza prolungata. Purtroppo si è trattato di un semestre impegnativo. Ma ora che è finito, ho in programma di scrivere il prima possibile un post dettagliato sul mio primo anno di studio all’università di Osaka.
Nel frattempo, ho ricevuto alcuni commenti e messaggi da parte di persone interessate alla borsa di studio Mext Undergraduate. La maggior parte riguardano l’esame di ammissione, di cui ho parlato anche in questo articolo. Oltre a rispondere individualmente, ho pensato di rispondere pubblicamente alle domande più frequenti in un unico post.
Q1. Io non so il giapponese! Posso comunque ottenere la borsa di studio?
Risposta breve: Sì, è possibile.
Risposta lunga: Come spiego in maggior dettaglio anche qui, conoscere la lingua giapponese non è un requisito obbligatorio al momento dell’esame (ovvero, è possibile ottenere la borsa di studio pur consegnando l’esame di giapponese in bianco).
Bisogna però fare delle considerazioni. All’esame, conta la distinzione tra gli studenti che vogliono perseguire le scienze umane (文系) o quelle naturali (理系, o STEM se vi piacciono gli acronimi inglesi). Per le scienze naturali non sono necessariamente richieste abilità linguistiche sopraffine, perchè contano di più le materie scientifiche. Una certa percentuale dei miei compagni STEM è arrivata in Giappone senza sapere la lingua. In altre parole, se siete molto portati per le materie scientifiche, ma al momento non riuscire a pronunciare la parola konnichiwa senza sputarvi in un occhio da soli, non vi dovete disperare. (O forse sì, se questa curiosa condizione persiste). Se non sapete il giapponese, però, assicuratevi di sapere l’inglese! Anche se vi prendessero, in Giappone non riuscireste a parlare con nessuno…
Il discorso cambia per gli studenti orientati verso le scienze umane. E’ facile capire che per facoltà quali filosofia, sociologia o lettere è necessario avere una consistente padronanza del linguaggio, e il livello di giapponese che si ha al momento dell’esame è importante. Tuttavia, ci sono eccezioni anche in questo caso. Uno dei miei compagni è stato selezionato per le scienze umane senza aver mai studiato il giapponese (suppongo abbia compensato col fatto di essere un genio in matematica). Quindi, a prescindere dagli studi che volete intraprendere, esiste la possibilità di passare l’esame senza sapere il giapponese.
Disclaimer: Anche se sapere il giapponese non è un requisito indispensabile, è buona cosa studiarlo un po’ prima dell’esame (se si tratta di un’impresa fisicamente possibile senza compromettere lo studio per la maturità). Ci sono ottime applicazioni per smartphone con cui imparare hiragana e katakana (il primissimo step necessario), dopodichè potete iniziare ad esercitarvi per il livello N5 del JLPT (il livello più elementare). Imparare un po’ di grammatica basilare vi sarà sicuramente d’aiuto all’esame. Notate anche che il sito dell’Ambasciata consiglia caldamente di studiare la lingua giapponese prima dell’esame.
Q2. Quante persone sosterranno l’esame? A quante bambole voodoo dovrò dare fuoco e lanciare da una scogliera la notte prima dell’esa Con quanti altri studenti dovrò amichevolmente competere?
Risposta breve: Non lo so, e non credo sia molto fruttuoso rimuginarci sopra.
Risposta lunga: A quanto ne so, non c’è un limite al numero degli esaminandi che vengono accettati ogni anno. Non è nemmeno chiaramente specificato quanti studenti verranno infine selezionati, per quanto si tratti sempre di una percentuale molto ristretta del numero di partenza. Non ha molto senso che io vi dica esattamente quanti esaminandi c’erano al primo anno, perchè non c’è nessuna garanzia che al vostro turno il numero sia più o meno lo stesso. (Oltretutto, non ho contato con precisione il suddetto numero. Ero talmente agitata il giorno dell’esame che avrebbero potuto esserci dei marziani al mio fianco e io non me ne sarei accorta.) Posso però dire che, nel mio caso, si trattava di un numero molto inferiore a quello di altri paesi dove la borsa Mext Undergraduate è molto più conosciuta e ambita che in Italia.
Bisogna chiarire un punto: a differenza della maturità italiana, l’esame Mext Undergraduate non prevede un “punteggio minimo”, superato il quale si passa automaticamente e a prescindere dalla performance altrui. In linea di massima, passa chi se la cava meglio all’esame. Ne consegue che non è solo una questione di numeri ma anche e soprattutto di qualità della propria performance in relazione a quella altrui.
Detto questo, non vi sarà di nessun aiuto precipitare in una spirale di oscuro panico ossessionandovi con previsioni su quanto più brave e splendenti di voi saranno un numero x di persone che non avete mai visto in vita vostra, come ho fatto io. Ma d’altro canto, non vi farà bene nemmeno incoronarvi da soli i migliori geni dell’universo e non aprire libro. Se accettate un consiglio, smettete all’istante di pensare alla concorrenza, e immaginate di competere soltanto con la migliore possibile versione di voi stessi. Ovvero quella persona che non si fa del male da sola indulgendo in ansie o previsioni non verificabili, ma usa le sue energie per studiare al meglio delle sue capacità. Fine pubblicità progresso.
Q3. Sono bravo/a nella materia X, ma non mi sento fiducioso/a nella materia Y. Credi che io possa passare?
Risposta breve: Non lo so, ma vale assolutamente la pena di provare!
Risposta lunga: Il Mext non fornisce esatte spiegazioni sulle ragioni per cui un dato esaminando viene preferito ad un altro. In certi paesi, agli studenti viene comunicato il punteggio dell’esame, quindi suppongo ci si possa fare un’idea, ma comunque il giudizio finale è a discrezione del Mext e non sindacabile. Purtroppo non posso essere il vostro oracolo nemmeno su questa questione.
Tuttavia, sono convinta che per ognuno valga la pena di provare. Certo, non si tratta di un procedimento facilissimo; anche solo raccogliere tutte i documenti necessari e recarsi a Roma (per chi vive lontano) può essere tedioso. Ma ne vale la pena. O quantomeno, credo sia meglio del rimpianto di non avere nemmeno provato. E’ il genere di opportunità che può cambiarvi la vita!
Q4. Cosa devo studiare per l’esame? Come mi devo preparare? COS’HAI STUDIATO TU??
Qui non esiste una risposta breve…
Le materie da studiare dipendono in primo luogo dall’iniziale distinzione tra scienze umane (文系) e naturali (理系/STEM). C’è un’ulteriore sottodivisione interna alle scienze umane (A e B), dove B indica “economia&business administration” e A indica “tutto ciò che non è B”. C’è anche un’altra suddivisione interna alle scienze umane (A, B, C).
A ogni distinzione corrispondono materie diverse al momento dell’esame, motivo per cui io posso offrire la mia esperienza solo per l’esame di scienze umane A.
Potete verificare tutto leggendo attentamente le Application Guidelines sul sito dell’Ambasciata. Ci sono anche dei link ad alcune prove d’esame degli scorsi anni.
Non esistono guidelines dettagliate o elenchi ufficiali di argomenti da studiare, per cui il tutto ricade sotto l’implicita, vaga e ansiogena indicazione secondo cui “più sai, meglio è”.
Tra parentesi, se per caso fosse tra i vostri interessi, psicologia è inclusa nelle scienze umane. Questo è il motivo per cui io sono stata accettata come studentessa di scienze umane, per quanto la facoltà in cui mi sono iscritta alla fine (pur chiamandosi letteralmente “scienze umane”) sia di fatto un miscuglio di scienze sia umane che naturali, che spazia dalle neuroscienze alla filosofia. (Contorto, me ne rendo conto.)
Io ho sostenuto tre esami scritti: inglese, giapponese, matematica A.
Inglese: non ho studiato nulla per quell’esame, perchè ho ricevuto una buona preparazione alle superiori e sentivo di dovermi concentrare sugli altri due. Se non ricordo male copriva argomenti grammaticali che si fanno tranquillamente nelle scuole superiori italiane, e personalmente non mi è sembrato troppo difficile.
Giapponese: sono arrivata all’esame con con un livello N3 avanzato (ma inferiore all’N2), dopo 4 trimestri trascorsi a studiare giapponese all’università. Quindi alle mie spalle avevo un periodo di studio per vari esami universitari, oltre a quello individuale per passare il JLPT. Consiglio a tutti coloro che vogliono prepararsi per l’esame di giapponese (e in generale, di studiare questa lingua) di procedere seguendo i vari livelli del JLPT. Esistono moltissimi libri di testo, e credo che siano una guida molto solida specialmente per chi impara da solo. Considerate che molti insegnanti in Giappone seguono pari passo quei testi, e che il JLPT è praticamente l’unica certificazione linguistica per la lingua giapponese, usata sia in accademia e nel mondo del lavoro. Se se siete veramente interessati a imparare il giapponese, vi tornerà sicuramente utile aver studiato in questo modo.
Per imparare kanji e vocabolario, consiglio l’uso del sofware Anki (che mi ha salvato la vita l’anno scorso, è ottimo per memorizzare tante informazioni in poco tempo) e il sito KanjiDamage (mi piace molto il suo approccio irriverente e efficace allo studio dei kanji).
Matematica A: questa prova è stata di gran lunga la più difficile per me. Io provengo da un liceo scientifico, ma dopo una pausa di quasi due anni senza prendere in mano nulla, una buona parte di tutto quello che avevo imparato era svanita dal mio cervello. Ho quindi ristudiato tutto il programma delle superiori, e cercato di approfondire argomenti usciti nelle prove passate che però io non avevo mai visto. Ho la netta sensazione che in Giappone (nonostante le superiori durino un anno in meno rispetto a quelle italiane) si studi matematica con un rigore e una ferocia sconosciuta nei licei scientifici italiani. Ho constatato che molti dei miei compagni giapponesi, per essere ammessi all’università, hanno dovuto studiare approfonditamente argomenti che io non ho mai visto -nè avrei mai voluto vedere- nei miei 5 anni di liceo scientifico.
(In compenso, riuscire a parlare in un inglese più o meno passabile- cosa che credo sia abbastanza normale al giorno d’oggi per un maturando italiano- è un’abilità rara e invidiata in Giappone).
Questa è stata la mia esperienza per le prove scritte. Come vedete, i preparativi cambiano molto a seconda delle scelte e necessità personali dell’esaminando, ed è possibilissimo che ci siano reazioni molto diverse allo stesso esame.
Se avete già dato un’occhiata alle prove passate, probabilmente avete constatato che alcune tendono ad essere molto difficili. Ricordo molto bene la mia angoscia verso certi problemi di matematica. Tuttavia, per quanto sia necessario cercare di risolvere più esercizi possibili, non è che si debba per forza saper fare tutto quanto al 100% per passare. Come forse avrete intuito, io non ho brillato in matematica…
Non resta che studiare con impegno, ma senza disperazione.
Un’ultima avvertenza: agli esaminandi viene anche richiesto di inviare dei documenti che attestino il proprio rendimento scolastico degli ultimi tre anni (pagelle e lettere di raccomandazione da parte dei propri professori). Anche in questo caso, però, non si sa bene quanto contino nella valutazione finale.
Credo che questo riassuma le domande che ho ricevuto più spesso finora. Se ne salteranno fuori altre, aggiornerò questo post. Mi rendo conto di non essere stata molto utile, dal momento che non ho gli strumenti per rispondere alla maggior parte delle domande. Per riguadagnare il vostro affetto, eccovi la foto di un carlino, rigorosamente royalty-free.
Se vi interessa chiedere qualcos’altro, non esitate a farmelo sapere con un commento o un messaggio. Ho deciso di iniziare a condividere i miei post sul mio finora quasi inutilizzato account Twitter , quindi potete seguirmi per ricevere notizie sui prossimi articoli!
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